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Al Vertical: un’eccellenza trevigliese

treviglio


Ci sono immagini che si trovano ormai solo nelle riproduzioni di sbiadite foto o documenti d’epoca, immagini che, spesso, riproducono oggetti a fatica rintracciabili in un museo. Eppure le immagini ed il loro contenuto sono spesso presenti in modo forte in quel museo eccezionale che è la nostra mente.
La loro presenza è talmente forte che vorremmo, per un colpo di bacchetta magica, riprodurle. Vorremmo perché il nostro pensiero, le emozioni e le sensazioni si riproducono con grande immediatezza e forza, come se il tempo non fosse passato.
Quanti hanno presente l’ometto ricurvo che traina un pesante organetto: il suo incedere è lento e faticoso mentre un cilindro gira e, per incanto, si ascolta la musica.
L’emozione è tale che ci sembra ancora possibile che appaia da dietro l’angolo ma non sarà più così, perché ormai si fa fatica, tanta fatica, ve lo testimonio, a trovare chi di quell’organetto vi racconti qualcosa.
Il maestro Mombrini, da me interpellato, è stato soave nella sua definizione: «quei carretti trasportavano per il paese l'incanto della favola».
Si fermavano nella piazza e radunavano l’attenzione di tanta gente.
Pensate oggi la musica si ascolta correndo, al massimo camminando, di fermarsi neanche a pensarlo.
Erano conosciuti in tutta Italia, spesso con nomi diversi: a Reggio Calabria era “a pianola”, in Veneto “el vertical”. Forse per la vicinanza con quella regione, anche a Treviglio sono ricordati con quel nome, nel resto della Lombardia e nel confinante Piemonte erano “barberia”.
Gli organetti erano uno strumento a due piani meccanici a cilindro dentato, montato sul carretto a ruote, dotato di due rulli con 10 pezzi musicali per ciascuno.
Erano autentiche opere d’arte, perché attorno alla tecnologia dei cilindri che giravano emettendo suoni, spesso c’era una struttura esterna di grande gusto artistico. A questo proposito, suggerisco la visita al museo donizettiano a Bergamo dove è possibile ammirare un esemplare.

Perché abbiamo raccontato questa storia?
La risposta è semplice: per riportare alla memoria una delle tante eccellenze del nostro territorio che, come ricordano importanti testi in materia, ha primeggiato in questa attività artigianale grazie alla maestria della ditta F.lli Pozzi (era sita dinanzi a Villa Ida).
Nonostante approfondite ricerche non è stato possibile trovare immagine alcuna.
Treviglio, nella nostra regione, rivaleggiava con artigiani del mantovano, in un contesto agguerrito e più vasto, con Piemonte e Veneto.
In occasione della mostra dell’artigianato del 1929, tra gli espositori sono presenti Bernasconi e Pozzi Battista che portano all'attenzione dei visitatori la loro produzione, gli organetti che avevano un tempo il nome di Barberia.

treviglio treviglio

Che la costruzione degli organetti sia stata una grande eccellenza del nostro territorio, è confermato anche dall'interesse del maestro Longaretti che, nella sua analisi dei volti e delle fatiche, nella sua introspezione della povertà sul territorio (situazioni di presenza verso gli altri cui oggi in altre forme, è attenta la nostra associazione Amici di Gabry), ha dato vita e colore a parecchie sue opere. Qui ne riportiamo due: la prima “violinista nella neve e madre con l’organetto” la secondo viandante che trascina, come detto con fatica ed umile dedizione un organetto.
Due quadri che richiamano l’attenzione sugli organetti che il maestro non solo apprezzava ma che sentiva creatura importante del suo territorio, altra manifestazione dell’ingegno e dell’arte trevigliese.
Gli organetti sono effigiati perché rientrano perfettamente nel pensiero del maestro per il quale c’è una umanità in cammino solitario.
Uomini e donne emarginati o costretti dalla vita a vagabondare senza una meta precisa.
Uomini e donne cui l’ arte, anche trevigliese dell'organetto da speranza, infatti i volti e l'organetto sono posti in primo piano, mentre i paesaggi sono solo accennati.
Ciò perché il maestro riconosce a questo connubio tra un eccellenza del territorio e la sofferenza della povera gente, un valore particolare: l'organetto consentiva di portare gioia nelle piazze e piccolo sostentamento alle famiglie.

Durante Domenico
Volontario dell’ associazione “Amici di Gabry”

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