Trento Longaretti, maestro d'arte trevigliese

Alla ricerca costante di temi significativi sulla vita del territorio, la nostra rivista ha pensato di "collegarsi" con personaggi che in modo molto distante tra di loro, questo territorio lo vivono e lo interpretano, meglio ancora lo testimoniano.
Il nostro cammino incomincia con una scalata al tempio dell'arte e della cultura, sito in bergamo alta, dove vive ed ancora lavora il maestro Trento Longaretti.
Con Marco Cremonesi lo raggiungiamo in un pomeriggio nevoso. Il territorio è al centro della nostra intervista e, con la neve, si fa sentire in una delle espressioni tipiche del luogo: i fiocchi di neve. Devo dire che la circostanza atmosferica rende tutto più emozionante.
Siamo nel tempio, mi guardo intorno e penso a tutta la vita del maestro. C'è in un angolo un quadretto piccolino, il maestro capisce che ne sono attratto e dice "l'ho fatto in seconda elementare".
Capisco tutto: artisti si nasce.
Ci sediamo nel suo studio, ci accompagna una nipote, Mariolina, nei cui occhi splende la luce dell'ammirazione per lo zio.
Chiedo permesso per registrare, accordato, si parte.
Maestro, parliamo del suo personale concetto di territorio, termine che si presta a tante interpretazioni.
Territorio non è un luogo ma un insieme di cose e situazioni, tutto quello che sta attorno, in ambito familiare e culturale, il territorio è un legame indissolubile. Io mi sento trevigliese e resto trevigliese, pur non vivendo più in quella città ed avendo girato il mondo. Io resto trevigliese perché quelle sono le mie radici, la mia famiglia, la mia cultura le vicende della mia vita.
Il territorio e le origini della sua arte
La mia arte nasce in una scuola di Treviglio, la mia maestra mi mandava dietro la lavagna a pitturare i quadretti, poi alle medie, avviamento come si chiamava allora, il maestro Panina convince mio papà ad assecondarmi nel mio intuito e nelle mie capacità artistiche e cosi compio i primi passi nello sviluppo del mio talento.
Cosa porta sempre con se come icona di Treviglio?
La pala d'oro della basilica e l'imponenza del nostro campanile su tutto poi le ricorrenze che mi riportano con il cuore al passato e me lo fanno rivivere con tanti ricordi.
Ma l'artista vive in un suo mondo e sente i problemi del territorio?
Ogni artista è un uomo ed ha le proprie sensibilità. Ho realizzato la vetrata dell'ospedale di Treviglio e sono disponibile, quando me lo chiedono, a dare il mio contributo .Ma io preferisco maggiormente valorizzare direttamente il rapporto con l'uomo, con il suo dolore e le sue vicende , a volte, difficili. Sto molto attento a questo aspetto, per questo apprezzo la vostra attività di volontari.
Ci mostra un quadro con una famiglia e ci dice "quella è una famiglia in cammino, uomini e donne assieme, uomini e donne del mio territorio che hanno vicende varie, degne della massima attenzione, la mia arte ha sempre cercato di interpretare questi sentimenti."
Maestro, il territorio cambia
Vero, ma non le sue radici. Cambia anche perché c'è un importante incontro con diverse etnie, si evolvono le lingue ed i costumi ma non cambiano le radici dei popoli e dei suoi territori
La conversazione finisce, parlando dei Bronzi di Reggio Calabria e del suo museo della magna grecia. Per me una forte emozione.

Trento Longaretti (biografia)
Trento Longaretti nasce a Treviglio (Bergamo) nel 1916. Dopo i primi studi è a Milano, al Liceo e poi all'Accademia di Brera, dal 1931 al 1939. Gli è maestro Aldo Carpi, mentre ha compagni di studi Cassinari, Morlotti e Ibrahim Kodra. Inizia ad esporre i suoi lavori nel 1936 ai Littoriali della cultura e dell'arte.
I suoi modi d'artista si ritrovano nel filone della rivista Corrente, insieme al suo amico Morlotti, a Guttuso, Sassu, Vedova. La seconda guerra mondiale ne interrompe l'attività di artista: è in Slovenia e in Albania. Nel 1942 partecipa alla Biennale di Venezia. L'anno successivo espone a Bergamo. Con la fine della guerra può riprendere pienamente il lavoro: oltre che alla pittura e alla grafica si dedica anche all'affresco, all'arte della vetrata e del mosaico. Gli anni 1948, 1950 e 1956 lo vedono ancora alla Biennale veneziana. Nel 1952 è invitato alla Quadriennale Nazionale di Roma.
Nel 1953 vince il concorso per la cattedra di pittura all'Accademia Carrara di Bergamo, succedendovi ad Achille Funi. Dirige l'Accademia fino al 1978. Ha esposto non solamente in Italia, ma anche all'estero (Londra, New York, Parigi, Buenos Aires, Toronto, Ottawa, Amsterdam, Monaco, Stoccolma).
Sue opere si trovano in Vaticano, nel Duomo di Milano, nella Basilica di Sant'Ambrogio, nel Duomo di Novara. Suoi dipinti sono nel Museo d'Arte Moderna di Basilea, nei Musei Vaticani, nella Galleria Ricci-Oddi di Piacenza, nella Pinacoteca Carrara di Bergamo, nella Civica Galleria di Gallarate, nella Galleria d'Arte Moderna di Milano, nel Museo della Permanente a Milano. Ha partecipato alle Biennali di Venezia del 1942, 1948, 1950 e 1956, al Premio Bergamo del 1939, 1940 e 1959, al "Premio del Fiorino" del 1966 e 1969. Del 1970 sono i mosaici della via Crucis del sagrato della parrocchia di Monasterolo del Castello.
Tra le sue mostre pubbliche: al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, nel Castello Sforzesco di Vigevano, alla Permanente di Milano. Antologiche di disegni e grafiche sono state realizzate al Centro San Fedele di Milano, a Piacenza ed a Bergamo. Può vantare numerosi studi monografici dedicati alla sua arte. Fra le più recenti personali di particolare interesse la mostra "Longaretti - Brera anni Quaranta" a Bergamo. Nel Palazzo della Ragione di Bergamo nel 1992 la mostra "Paesaggi e nature morte". Nel Museo del Duomo di Milano nel 1993 si è tenuta una mostra di disegni e dipinti sul tema "Il Sacro nella vita di un artista". Nel 1995: "Tra realtà e visione", Palazzo Comunale di Calcio (Bergamo) e "L'arte e il mistero cristiano"alla Collezione Civica di Pinerolo. Nel 1996 a Bergamo la grande mostra: "Excursus". Longaretti da Brera alla Carrara", Galleria Lorenzelli. Altre recenti personali (1996) sono state presentate a Vienna, Galerie Prisma e a Mantova, Galleria B&B; nel 1999 alla Casa del Mantegna, Mantova; al Palazzo delle Nazioni Unite "Longaretti, la poesia e la speranza"; nel 2004 al Bastione Mesagne di Brindisi.
Durante Domenico
Volontario dell'associazione