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Spazio Cultura
Antica chiesa di San Colombano Abate a Vaprio d'Adda

Raro e splendido esempio di architettura romanica, con variegato bestiario di grezza pietra scolpita, ammalorato e violato dal tempo e dagli uomini ma, ancora, assolutamente autentico.

Da annoverare anche questa tra le più antiche chiese del territorio abduano, citata nella bolla 'privilegio' di papa Adriano IV del 1155 e nel coevo 'diploma' dell'arcivescovo milanese Oberto da Pirovano, come diligentemente annota Claudio M. Tartari nel volume II de' 'La Storia di Vaprio D'Adda' edita nell'aprile 1998, presenta in più rispetto ad altre chiese del territorio, di origine altrettanto antica, il sortilegio di esserci pervenuta, tutto sommato, sorprendentemente intatta.
Lo stesso autore richiamando l'Arslan nel suo contributo dedicato all'architettura romanica milanese nella 'Storia di Milano' della Fondazione Treccani fa ascendere la costruzione dell'edificio all'anno 1115 e ne sottolinea la somiglianza con la coeva basilica di San Sigismondo e santa Maria Assunta di Rivolta d'Adda. Altri autori, vedremo tra poco, ne sottolineano invece la somiglianza con il celebre S. Michele di Pavia per via della 'singolarità' ed 'esuberanza' delle sue decorazioni scultoree.
Collocata in un angolo suggestivo del centro storico di Vaprio D'Adda, poco distante dalla parrocchiale dedicata a san Nicola di Mirra (Nicola di Bari), ed in adiacenza all'Ospedale del borgo abduano, si presenta al primo impatto come abbandonata a se stessa, la parete della facciata, massiccia ed originale, trae infatti in inganno perché inopportunamente ricoperta di calce nei restauri degli Anni Cinquanta del secolo scorso.
Quando invece ci si avvicina e si incomincia ad ammirare il portale con le sue sculture di pietra e poi si entra all'interno si è come avvolti da una crescente curiosità volta per volta appagata con generosa sovrabbondanza. San Colombano non manca infatti di offrire all'osservatore una pluralità di spunti di notevole interesse sia sotto l'aspetto architettonico sia sotto quello decorativo. E' un edificio ad una navata rettangolare, ma i lati maggiori sono solo poco più lunghi di quelli minori; il lato orientale è concluso da un'abside semicircolare e da due piccole absidi minori cui corrispondono due cappelle laterali, l'una dedicata alla Vergine l'altra al santo Patrono di cui esibisce una singolare statua.
L'equilibrio degli spazi interni risulta del tutto particolare per la presenza, a metà della chiesa, di un grande arco trasversale a doppia ghiera, che divide l'unità volumetrica dell'aula in due parti nettamente separate; la zona absidale inoltre è preceduta da tre fornici: quello centrale dà sul presbiterio, coperto a botte, e i due laterali, più stretti e bassi, danno sulle cappelle quadrangolari coperte a crociera.
Uno splendido portale secondario, visibile dall'area ospedaliera, con lunetta scolpita, è nel fianco meridionale, dopo il contrafforte dell'arco trasversale, vi compare una figura di vescovo, forse san Colombano, con in mano il pastorale, benedicente; un terzo è simmetricamente posto sul fianco settentrionale: anch'esso ha una lunetta istoriata, sopra la quale corre la ghiera scolpita, purtroppo non visibile, questo, dall'esterno essendo l'area settentrionale interclusa.
L'abside, nel cui catino permangono tracce importanti di affreschi d'epoca, percorsa da tre semicolonne, e nella quale si aprono tre finestre monofore e tre oculi, termina con un motivo ad archetti sopra il quale corre una ricca cornice modanata. Davvero da non perdere la vista esterna della parte absidale dall'adiacente giardino dell'ospedale.
Notevole interesse riveste l'apparato decorativo scultoreo, ricco di elementi classici e barbarici; la strombatura del portale principale è arricchita da colonnine e lesene, mentre fasce scolpite sono inserite nella zona inferiore della parete, particolare nota meritano le lunette dei portali laterali, di quella meridionale abbiamo già parlato, in quella settentrionale, purtroppo non visibile, c'è un personaggio che regge per il collo un uccello o un pollo con la mano sinistra, mentre con la destra tiene una sorta di clava; ai lati, degli altri pennuti che corrono. Ricca è la zona intorno al portale centrale: il fregio di sinistra porta cinque figure frontali, e la lesena sottostante reca una sirena a due code, e rilievi sono anche nella parte bassa della facciata, sparsi proprio come a S. Michele di Pavia. Questi rilievi esterni sono di fattura piuttosto rozza, ma ricca di semplice immediatezza e comunicatività; più raffinati sono invece i rilievi dell'interno, che denotano una maggiore padronanza del mezzo espressivo e una maggiore vivacità compositiva; si trovano sui capitelli dei pilastri che reggono il grande arco trasversale; in quello di sinistra è Daniele nella fossa dei leoni, nel destro una figura umana fra due mostri.
La chiesa è concordemente attribuita dagli storici all'inizio del XII secolo, e presenta non pochi motivi di originalità: dal lato architettonico l'adozione di uno schema tradizionale, ad aula, con tre absidi, ma con l'aggiunta di elementi nuovi quali l'arcone trasversale e il triplice fornice anteriore alle absidi; dal punto di vista figurativo invece il riscontro più puntuale è con il corpus scultoreo di san Michele di Pavia, sia per la stessa libera disposizione delle scene, anche se qui è solo iniziata, sia per alcune somiglianze puntuali di singole figure, mentre proprio una di queste, la sirena a due code, è davvero troppo simile ad altre (invero queste ultime rifatte) che si possono ammirare sulla facciata ed anche nell'interno della poco lontana Basilica di Rivolta d'Adda.
Qualche informazione è ora d'obbligo sulla figura dell'Abate cui questa antichissima chiesa è dedicata, San Colombano di Bobbio (543-615). Nativo di Leinster, era monaco a Bangor; nel 580 lasciò l'Irlanda insieme a un gruppo di monaci e lavorò dapprima in Inghilterra, poi in Bretagna ed infine nella regione dei Vosgi, dove fondò la grande abbazia di Luxeuil, che governò per venticinque anni. Le sue aperte proteste per le sregolatezze della corte franca gli costarono l'esilio; Colombano finì i suoi giorni nell'Italia settentrionale, allora sotto dominio longobardo, nell'abbazia di Bobbio, che fondò nell'anno 612 poco prima di morire.
In quella occasione fu in confitto con le autorità sia civili che religiose a causa delle osservanze celtiche ancora conservate nei suoi monasteri; la sua regola era molto austera, ma ebbe la saggezza di mutuarla con la Regola benedettina che gli era pervenuta dopo la distruzione di Montecassino da parte dei Longobardi di Benevento (577); furono le numerose abbazie fondate da lui e dai suoi discepoli ad ospitare i monaci benedettini avversati dai Longobardi ed a dare continuità e diffusione alla Regola di San Benedetto fatta propria ed osservata anche dai suoi monaci. San Colombano è il santo patrono di due chiese parrocchiali bergamasche, quella antichissima di Valtesse, dal 1108, e quella di Parzanica dal 1512 mentre l'omonimo comune della bassa lodigiana, rimasto amministrativamente milanese dopo la creazione della nuova provincia di Lodi, porta il suo nome: San Colombano al Lambro, celebre anche per i suoi vigneti e la bontà del suo vino.


Luigi Minuti
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