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chiesa campestre di San Giovanni battista a Malpaga


Un tempo chiesa palatina a servizio dell'attiguo Castello, parrocchiale dal 1456, è tuttavia la più classica delle chiese campestri tuttora adagiata nella verde campagna irrigua, bonificata e resa sicura e produttiva dal condottiero Bartolomeo Colleoni.
Ciò che più ci ha colpito della chiesa di san Giovanni Battista di Malpaga è la severa torre in chiari conci d'arenaria, per la quale abbiamo avanzato l'ipotesi che preesistesse all'edifico sacro ed avesse la funzione di torre di avvistamento e di collegamento tra i due possedimenti del medesimo pago, Malpaga e Cavernago.
Anche la chiesa del resto è ben antica nonostante la sua forma architettonica attuale sia secentesca, in particolare sono del 6 '700 gli eleganti stucchi delle cappelle e il bel portico di facciata (pur leggermente ridimensionato nel 1959). Tracce residue di archetti pensili in cotto, gli stipiti del portale con stemmi colleoneschi, la cappella di destra e gli affreschi in essa rinvenuti nel 1933, è quanto rimane della chiesa quattrocentesca edificata a Malpaga forse in occasione dell'erezione della parrocchia intorno al 1456. Negli anni 1930-1931, sotto la direzione dell'arch. Giovanni Barboglio furono ripristinati i soffitti e gli archi trasversali a ogiva, con l'intervento del pittore Umberto Marigliani, dello stuccatore Francesco Aiolfi e del decoratore Michele Frana Quest'ultimo nel 1933 restaurò pure i riscoperti affreschi del '400.
All'interno si conserva una pregiata tela raffigurante 'San Sebastiano', da alcuni attribuita al Romanino, ma potrebbe invece essere di Giulio Cesare Pocaccini della fine '500. La pala della 'Madonna del Rosario' è invece inequivocabilmente di Gian Paolo Cavagna (m. nel 1627) recando la sua firma, tra gli offerenti sono effigiati membri della famiglia Martinengo Colleoni. La 'Madonna del Presagio' è di pittore ignoto del '600, come la tela dell''Annuncio ai pastori' che è nella sagrestia. La 'Predicazione del Battista' e la sua 'Decollazione…' sono del bergamasco Angelo Orelli (1774) sua è anche la tela sagomata di 'S. Antonio abate', già pala d'altare.
Non mancano opere recenti, come l'affresco nella tazza del presbiterio di Umberto Marigliani (1932), il quadro di 'S. Anna' e i 'Misteri del Rosario' di Natale Morzenti, bravo pittore nativo di Martinengo (1934), una 'Via Crucis' di Alessandro Taramelli (1947) e l'azzurra voltina del protiro di Tito Poloni (1960). Infine una bella stata della Madonna, eseguita nel 1942 da Angelo Gritti.
E veniamo ora al castello medioevale sia pur trasformato in sontuosa residenza alle soglie del Rinascimento. Il Castello è di certo sorto prima del 1375, prima cioè della scoperta della polvere pirica, come si deduce dalle tracce di muratura dei merli più antichi (ghibellini) a coda di rondine, bassi e tipici dell'epoca in cui non erano ancora in uso le armi da fuoco.
Bartolomeo Colleoni lo acquistò per 100 ducati dal Comune di Bergamo, dopo essere succeduto al Carmagnola in qualità di capitano generale delle armate veneziane, e vi si trasferì nel Natale 1458, pur mantenendo la propria corte a Romano di Lombardia. Si ignora chi fu l'architetto che condusse i lavori, ma doveva senz'altro trattarsi di un artista di notevole fama e capacità se si considera l'eleganza dell'opera e si tiene in considerazione la figura del personaggio che la commissionò. Secondo alcuni storici il lavoro potrebbe attribuirsi a Bartolomeo Gadio, l'architetto cremonese che fu 'ingegnere capo' di Francesco Sforza.
Gli affreschi delle sale di pianterreno e del porticato d'onore, che ancora oggi colpiscono i visitatori al pari dell'architettura, sono opera rinascimentale, commissionati tra il 1520 ed il 1530 dai nipoti del Colleoni e cioè i figli del nobile bresciano Gherardo Martinengo e di Ursina Colleoni; Alessandro, Giulio ed Estore Martinengo vollero così ricordare le gesta dell'illustre avo che a loro lasciò nome e patrimonio; il nome invece del valente artista è tuttavia controverso.
Degna di nota l'architettura degli interni, ogni camera da letto era dotata di servizi igienici, pur rudimentali ricavati in una nicchia della parete. I gigli di Francia affrescati accanto agli stemmi del Colleoni sono il frutto di una concessione di Carlo il Temerario, duca di Borgogna, che nel 1473 chiamò il Colleoni alla sua corte, lo insignì del titolo del proprio casato e, in seguito, gli inviò dei pittori che decorassero il castello. In cambio il condottiero chiamò 'Borgogna' il canale principale da lui scavato e allargato, che, con la roggia Martinenga, assicura ancor oggi l'acqua a quelle che furono un tempo le sue aride campagne.
Nel castello furono ospitati personaggi illustri del tempo, quali nel 1474 re Cristiano I di Danimarca, del cui soggiorno è rimata traccia negli affreschi tuttora visibili.


Luigi Minuti
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