La possibilità di ottenere una guarigione in caso di diagnosi di melanoma è legata alla tempestività diagnostica di una malattia ancora in fase iniziale, quando cioè il tumore è ancora confinato negli strati più superficiali della pelle. Per quanto la chirurgia rappresenti la prima opzione di trattamento del melanoma, è però la meno utilizzata nella fase avanzata.
Per decine di anni le uniche armi a disposizione dell’Oncologo sono state la chemioterapia e l’immunoterapia con Interleuchina e Interferone che hanno tuttavia ottenuto scarsi benefici nel controllo di questa malattia.
Una via alternativa di cura già da anni indagata è stata quella dei vaccini “su misura” ossia creati partendo proprio dalle cellule tumorali del paziente manipolate in laboratorio con l’obiettivo di stimolare il sistema immunitario del paziente a difendersi; l’efficacia non ancora provata e i lunghi tempi di realizzazione di questo trattamento, lo confinano ancora tuttavia lontano dalla partica clinica quotidiana.
E quindi come abbattere i limiti terapeutici di quella che è stata fino a pochi anni fa una malattia molto poco “curabile”?
L’utilizzo - anche in caso di melanoma - di metodiche di biologia molecolare finalizzate a definire con maggior precisione le caratteristiche peculiari di ogni singola neoplasia, ha permesso anche per la cura di questa patologia l’ingresso nell’era delle Target Therapies (cioè “Terapie con un preciso bersaglio”).
Il melanoma è senza dubbio il caso di neoplasia maligna in cui maggiormente viene messo in gioco il nostro sistema immunitario nell’innescare la prima battaglia contro questa malattia, ed è proprio sulla stimolazione di un’efficace risposta immunitaria che si basano le nuove terapie definite appunto “Immuno-checkpoint inhibitors”.
Questi farmaci hanno come bersaglio alcune molecole responsabili della regolazione della risposta immunitaria. Possono agire bloccando molecole inibitorie (come dire…togliendo il piede dal freno) o alternativamente attivando molecole stimolatorie (… cioè schiacciando il piede sull’acceleratore): quello che si ottiene è l’avanzamento a tutta velocità della macchina del sistema immunitario contro il nemico... rappresentato in questo caso non da un virus o un batterio ma dalle cellule tumorali. Affascinante vero?
Terapie dai meccanismi così complessi e da nomi impronunciabili (per fare alcuni esempi Ipilimumab, Vemurafenib, Drabrafenib, Tramete-nib…) non sono ovviamente scevre da effetti collaterali... un po’ particolari, tanto che il Ministero ha deciso di stilare un elenco dei Centri abilitati alla prescrizione, proprio per garantire ai pazienti in trattamento con questi farmaci anche la miglior gestione della tossicità da parte di Teams esperti... questo perché il melanoma pur essendo sempre più frequente resta – in rapporto alla bassa incidenza - ancora confinato nella categoria dei tumori rari.
Andrea Coinu
Specialista Oncologo presso U.O.
di Oncologia Medica Azienda Ospedaliera
Treviglio-Caravaggio